mercoledì 18 novembre 2009
Bilancio Partecipativo, uno strumento straordinario di democrazia diretta, una proposta forte per il futuro governo della città
Viviamo in un tempo che vede i più ritirarsi in una dimensione privata: il lavoro, le piccole e grandi preoccupazioni quotidiane, la cura della casa, i figli da crescere, i soldi che non bastano mai… Questo ripiegarsi nel proprio particolare, nella cura degli interessi individuali sembra non lasciare né tempo, né energia, né voglia per occuparsi degli interessi della comunità in cui si vive, per portare il proprio contributo di idee e di proposte per la ricerca del bene comune.
Questo naturalmente non vale per tutti e generalizzare è sempre sbagliato. Esistono, anche nella nostra città, tante meravigliose realtà che vedono cittadine e cittadini senigalliesi impegnarsi per il benessere di tutti. Il mondo del volontariato, così ricco ed articolato, rappresenta proprio questo. E’ lo sforzo per uscire dal proprio particolare per chiedersi: “cosa posso fare per la mia città, per i suoi cittadini più deboli, per dare un mio piccolo contributo al benessere di tutti?”. E’ tuttavia vero che la crisi della politica si è tradotta anche in una generale disaffezione verso l’impegno, la partecipazione attiva, il confronto sui problemi comuni alla ricerca di soluzioni condivise.
Recuperare su questo terreno è fondamentale, anche nella nostra città, per non lasciare la politica ai politicanti, per una maggiore coesione sociale fondata su un forte sentimento di appartenenza alla propria comunità, perché infine, la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini nelle grandi e piccole scelte che riguardano la vita di tutti è fondamentale per creare una visione davvero condivisa della città che vogliamo, che consideriamo desiderabile, in cui ci riconosciamo. Una amministrazione cittadina fallisce miseramente il suo compito se, pur a fronte di realizzazioni importanti, non essendo riuscita a coinvolgere tutta la città nelle grandi scelte, queste non vengono percepite come patrimonio di tutti, come motivo di orgoglio per la città intera, ma anzi divengono occasione per lacerazioni e sterili contrapposizioni.
Credo che il prossimo mandato amministrativo dovrà inaugurarsi sotto il segno di un nuovo patto fondativo con la città intera. Un patto che rinnovi l’impegno a porre in maniera sistematica, senza eccezioni di sorta, il metodo della partecipazione democratica alla base dell’azione di governo.
In questa direzione, per sorreggere questa prospettiva, propongo l’adozione del Bilancio Partecipativo che rappresenta una forma di democrazia diretta volta a promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita della propria città. Di Bilancio Partecipativo si parla parecchio e sono molte le amministrazioni che lo hanno adottato. Le esperienze che vediamo fiorire intorno a noi rappresentano però spesso una forma “annacquata” di Bilancio Partecipativo. Se infatti non vengono messe a disposizione dei cittadini quote percentuali del bilancio o comunque non vengono individuati meccanismi atti a garantire l’effettivo recepimento delle proposte dei cittadini nei documenti di bilancio, il Bilancio Partecipativo diventa una semplice consultazione, forse non inutile, ma molto poco incisiva, se non un’operazione di mero marketing. E’ insomma necessario che sulla base di risorse esattamente quantificate, i cittadini possano, individuati i bisogni emergenti e definite le priorità, effettuare le loro scelte e dunque la loro proposta di bilancio.
Il Bilancio Partecipativo cui penso è quello che ha visto nell’esperienza di Porto Alegre (Brasile) la sua più celebre realizzazione. A partire dal 1989, la locale amministrazione cittadina ha riservato una quota percentuale del bilancio comunale (si è partiti con un 10% fino ad arrivare al 25%) alla realizzazione delle proposte avanzate dai cittadini e raccolte e sistematizzate in un percorso molto articolato fatto di incontri su base territoriale (quartieri) e tematica (coinvolgimento degli stakeholders)). Ciò ha consentito di centrare l’obiettivo posto in premessa: la partecipazione attiva della città allo sviluppo e alla elaborazione delle politiche comunali. In questa forma penso che il Bilancio Partecipativo sia uno strumento straordinario di promozione della cittadinanza attiva e del senso di responsabilità che nasce dalla consapevolezza che la disponibilità di risorse economiche necessariamente limitate impone di scegliere cosa si può fare subito, perché prioritario, e cosa si può rimandare ad un momento successivo. Più vicino a noi, l’esperienza avviata, già dagli anni ’90, dal Comune di Grottammare può rappresentare un utilissima occasione di confronto e collaborazione per la costruzione di un processo certamente complesso e tutto da inventare insieme. In questo senso la partecipazione deve iniziare dalla progettazione di percorsi, strumenti e metodi per la costruzione di un modello senigalliese di bilancio partecipativo: non esistono infatti modelli esportabili tout court senza tenere conto delle specificità locali.
Un ‘ultima proposta per una riflessione da fare insieme: si potrebbe pensare di partire da subito con una forma sperimentale da applicare, in un primo momento, al settore sociale dove esistono già esperienze consolidate di partecipazione, sensibilità diffuse, associazioni di volontariato già fortemente predisposte a questo approccio, la risorsa straordinaria, anche in questa prospettiva, della cooperazione sociale. Progressivamente l’esperienza potrebbe essere estesa ad altri ambiti fino a diventare metodo sistematico di governo della città e di costruzione delle politiche municipali.
Questo naturalmente non vale per tutti e generalizzare è sempre sbagliato. Esistono, anche nella nostra città, tante meravigliose realtà che vedono cittadine e cittadini senigalliesi impegnarsi per il benessere di tutti. Il mondo del volontariato, così ricco ed articolato, rappresenta proprio questo. E’ lo sforzo per uscire dal proprio particolare per chiedersi: “cosa posso fare per la mia città, per i suoi cittadini più deboli, per dare un mio piccolo contributo al benessere di tutti?”. E’ tuttavia vero che la crisi della politica si è tradotta anche in una generale disaffezione verso l’impegno, la partecipazione attiva, il confronto sui problemi comuni alla ricerca di soluzioni condivise.
Recuperare su questo terreno è fondamentale, anche nella nostra città, per non lasciare la politica ai politicanti, per una maggiore coesione sociale fondata su un forte sentimento di appartenenza alla propria comunità, perché infine, la partecipazione e il coinvolgimento dei cittadini nelle grandi e piccole scelte che riguardano la vita di tutti è fondamentale per creare una visione davvero condivisa della città che vogliamo, che consideriamo desiderabile, in cui ci riconosciamo. Una amministrazione cittadina fallisce miseramente il suo compito se, pur a fronte di realizzazioni importanti, non essendo riuscita a coinvolgere tutta la città nelle grandi scelte, queste non vengono percepite come patrimonio di tutti, come motivo di orgoglio per la città intera, ma anzi divengono occasione per lacerazioni e sterili contrapposizioni.
Credo che il prossimo mandato amministrativo dovrà inaugurarsi sotto il segno di un nuovo patto fondativo con la città intera. Un patto che rinnovi l’impegno a porre in maniera sistematica, senza eccezioni di sorta, il metodo della partecipazione democratica alla base dell’azione di governo.
In questa direzione, per sorreggere questa prospettiva, propongo l’adozione del Bilancio Partecipativo che rappresenta una forma di democrazia diretta volta a promuovere la partecipazione dei cittadini alla vita della propria città. Di Bilancio Partecipativo si parla parecchio e sono molte le amministrazioni che lo hanno adottato. Le esperienze che vediamo fiorire intorno a noi rappresentano però spesso una forma “annacquata” di Bilancio Partecipativo. Se infatti non vengono messe a disposizione dei cittadini quote percentuali del bilancio o comunque non vengono individuati meccanismi atti a garantire l’effettivo recepimento delle proposte dei cittadini nei documenti di bilancio, il Bilancio Partecipativo diventa una semplice consultazione, forse non inutile, ma molto poco incisiva, se non un’operazione di mero marketing. E’ insomma necessario che sulla base di risorse esattamente quantificate, i cittadini possano, individuati i bisogni emergenti e definite le priorità, effettuare le loro scelte e dunque la loro proposta di bilancio.
Il Bilancio Partecipativo cui penso è quello che ha visto nell’esperienza di Porto Alegre (Brasile) la sua più celebre realizzazione. A partire dal 1989, la locale amministrazione cittadina ha riservato una quota percentuale del bilancio comunale (si è partiti con un 10% fino ad arrivare al 25%) alla realizzazione delle proposte avanzate dai cittadini e raccolte e sistematizzate in un percorso molto articolato fatto di incontri su base territoriale (quartieri) e tematica (coinvolgimento degli stakeholders)). Ciò ha consentito di centrare l’obiettivo posto in premessa: la partecipazione attiva della città allo sviluppo e alla elaborazione delle politiche comunali. In questa forma penso che il Bilancio Partecipativo sia uno strumento straordinario di promozione della cittadinanza attiva e del senso di responsabilità che nasce dalla consapevolezza che la disponibilità di risorse economiche necessariamente limitate impone di scegliere cosa si può fare subito, perché prioritario, e cosa si può rimandare ad un momento successivo. Più vicino a noi, l’esperienza avviata, già dagli anni ’90, dal Comune di Grottammare può rappresentare un utilissima occasione di confronto e collaborazione per la costruzione di un processo certamente complesso e tutto da inventare insieme. In questo senso la partecipazione deve iniziare dalla progettazione di percorsi, strumenti e metodi per la costruzione di un modello senigalliese di bilancio partecipativo: non esistono infatti modelli esportabili tout court senza tenere conto delle specificità locali.
Un ‘ultima proposta per una riflessione da fare insieme: si potrebbe pensare di partire da subito con una forma sperimentale da applicare, in un primo momento, al settore sociale dove esistono già esperienze consolidate di partecipazione, sensibilità diffuse, associazioni di volontariato già fortemente predisposte a questo approccio, la risorsa straordinaria, anche in questa prospettiva, della cooperazione sociale. Progressivamente l’esperienza potrebbe essere estesa ad altri ambiti fino a diventare metodo sistematico di governo della città e di costruzione delle politiche municipali.
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